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Il tempo, i mesi, i giorni.

18-04-2023 15:38

Antonella Marascia

Storie e Tradizioni,

Il tempo, i mesi, i giorni.

Il tempo è il protagonista del mondo contadino, il sottofondo della saggezza popolare, il ritmo che promana dalla terra...

di  Antonella Marascia 

Il tempo è il protagonista del mondo contadino, il sottofondo della saggezza popolare, il ritmo che promana dalla terra. Scandisce il lavoro agricolo, condiziona col trascorrere dei mesi e delle stagioni le attività legate alla terra, le stesse funzioni vitali dell’uomo. 

Dai contadini il tempo viene imbrigliato in tanti detti e proverbi, per ricordarsi delle attività da svolgere, giorno dopo giorno, in un vero e proprio calendario popolare agricolo, come lo definiva il Raffaele Castelli nel suo “Modi di dire e consuetudini religiose del popolo”. 

Ai giorni festivi, quelli più facili da ricordare, viene legato un detto popolare per segnare la potatura e la sarchiatura delle vii, il passaggio degli uccelli migratori o la fine delle stagioni, l’inizio delle piogge o l’assaggio del vino nuovo. E ancora il tempo, da dimensione fisica ed atmosferica, si trasforma e diviene pretesto e occasione di considerazioni, consigli, esclamazioni del vivere quotidiano di una gente abituata alla pazienza, all’attesa, alla nostalgia, a volte alla rassegnazione. 

Non daremo una traduzione letterale di queste briciole, perché grazie a Dio il dialetto ci appartiene ancora: piuttosto di alcun di esse sottolineeremo il significato, o qualche termine in disuso o la situazione perla quale si usa “a calata”. 

E adesso un primo breve assaggio di calendario popolare, per come lo abbiamo ascoltato dalle antiche voci dei nostri avi, introdotto dalla filastrocca che segna il progressivo allungamento delle giornate, passo dopo passo, a partire dal giorno dell’Immacolata. Perché “tannu” la luce scandiva il tempo, i mesi, i giorni…

“Di la ‘Mmaculata a Santa Lucia/quanto un passu di cucciuvìa[1]

Di Santa Lucia a Natali/quantu un passu di cani

Di Natali all’annu novu/Quanto un passu d’omu.”

 

Jinnaru

“Quannu la luna di jinnaru ammanca/ puta, ‘nnesta e chianta”

 

Cunticeddu di jinnaru:

A gennaio un contadino va a vedere il grano seminato e, trovandolo piccolo e debole, esclamò:

“Chi sì laiju!” E il grano, saggiamente, gli rispose: “’Nta marzu mi rifazzu/ ‘Nta aprili mi veni a viri/ E si a giugnu un ti talentu/ Vinniti lu voj e accàtati lu furmentu.”

 

Frivaru

“Frivareddu beddu tuttu/ jorna longhi e misi curtu”

4 febbraio,  San Biagio: “A San Brasi la mirenna trasi”

Il giorno di San Biagio i contadini possono ritornare a fare merenda, perché le giornate si sono allungate.

 

Marzu

“Lu friddu di marzo trasi ‘na li corna di lu vistiòlu[2]

Un’altra versione recita: “Lu friddu di marzu trasi ‘na li corna di lu vòi”

 

A presto!


 

[1]La cucciuvìa è un uccellino, in italiano denominato “Cappellaccia” (Galerida Cristata)

[2]Lu vistiòlu è il bue

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Foto: Marco Tumbiolo

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